Per molto tempo abbiamo ritenuto la Sanificazione negli ospedali un argomento superfluo perché dovuto. Il luogo in cui tutto deve essere perfettamente sanificato è proprio la struttura ospedaliera. Con la pandemia da Covid abbiamo compreso invece quanto sia delicato questo tema.
Con questa nuova consapevolezza oggi si parla di sanificazione ospedaliera in termini tutt’altro che scontati.
Nonostante tutti gli accorgimenti possibili la categoria degli operatori sanitari è stata duramente colpita. Oggi a distanza di diversi mesi, le cose sono cambiate, merito soprattutto dei protocolli di sanificazione ospedali attuati in gran parte da aziende esterne specializzate sia nella sanificazione ordinaria che in quella straordinaria.
Per comprendere meglio quali sono gli aspetti peculiari, da non trascurare mai quando si parla di disinfettazioni delle strutture ospedaliere, affrontiamo l’argomento in maniera semplice e diretta.
Sanificazione negli ospedali – cosa bisogna sapere
Gli ospedali sono di fatto un luogo ad alto rischio infettivo poiché i malati, in gran parte affetti da infezioni batteriche, si concentrano per ricevere le cure. I protocolli di igiene sono numerosi e tutti fondamentali per impedire la proliferazione batterica.
Gli stessi percorsi del personale e degli ospiti vengono attentamente valutati per impedire la cross-contamination. Durante la crisi pandemica da Covid gli ospedali si sono trasformati in veri e propri bunker, gli unici ammessi, per molto tempo, sono stati solo gli operatori sanitari e i malati.
In questo particolare momento storico, i protocolli di sanificazione vengono messi sotto la lente di ingrandimento. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha pubblicato un documento intitolato “Linee di indirizzo sulla valutazione del processo di sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere e territoriali per il controllo delle infezioni correlate all’assistenza (ICA)”. L’ANMDO, Associazione Nazionale Medici di Direzione Ospedaliera, si è occupata di redigere il testo che oggi fornisce le linee guida essenziali.
A cosa fare attenzione nel processo di sanificazione ospedali
La probabilità che un paziente contragga durante il ricovero una malattia infettiva non è irrilevante. Basti pensare che a livello europeo le infezioni correlate all’assistenza (ICA) arrivano al 6%. Nei periodi pandemici molti operatori sanitari si sono infettati, segno evidente che il tasso di produzione dei contaminanti era ben sopra la soglia minima di attenzione.
Un occhio attento nella valutazione di una corretta sanificazione negli ospedali deve prendere in carico diverse componenti:
- Assicurarsi che i sistemi di ventilazione meccanica siano efficienti e perfettamente puliti e sanificati;
- Occorre valutare anche la ventilazione naturale e calcolare il livello di stazionamento e ricambio dell’aria;
- Monitorare sui potenziali diffusori da contatto di virus e batteri tra cui le superfici, gli strumenti e i locali stessi;
Ciò contribuisce ad individuare quali siano le aree di rischio e ad istituire protocolli non fissi ma modulati in base ad esse. A questo scopo occorre procedere secondo l’evidenza dei fatti, il campionamento continuo, parte del processo di Sanificazione, è utile per stabilire l’incidenza delle zone di alert.
Va infine chiarito che non c’è alcuna differenza tra sanificare un ospedale pubblico o una clinica privata. La struttura ospedaliera ha le stesse necessità che si possono riassumere in:
- Sanificazione di superfici da contatto come: pavimenti e arredi.
- Disinfettazione di superfici ad alto contatto come: maniglie, finestre, cassettiere, passamano, oggettistica (cancelleria, pc – tastiere e mouse, ecc.).
- Sanificazione di bagni e luoghi di sosta come gli sportelli.
- Condotte aerauliche di cui abbiamo parlato diverse volte in questo blog.
Ogni struttura ospedaliera è formata da tre aree principali: Sale operatorie, le corsie di collegamento tra reparti e i veri e propri reparti con eventuali stanze. Queste aree sono fondamentali e vanno isolate da zone di accoglienza tramite l’utilizzo di DPI.
Sanificazione ospedaliera ordinaria o straordinaria
Ciascun intervento di sanificazione, che di per sé include la pulizia e detersione, può avere carattere:
- Continuativo: in pratica si segue un protocollo di utilizzo dei locali e degli strumenti, per cui vale la regola di seguire un percorso di lavoro a routine;
- Periodico: che riguarda le condotte aerauliche o i macchinari
- Straordinario: quando qualcosa non è andato per il verso giusto oppure si hanno evidenze di rischio batterico oltre la norma, si interviene per una sanificazione ambientale una tantum, profonda e capillare.
Qual è il nemico principale
Con il termine sanificazione si pensa ad un’operazione di disinfettazione che riguarda in genere le superfici. A meno che non si tratti di sporco, manca nella nostra mente la raffigurazione di cosa venga eliminato.
Si tratta di microrganismi suddivisi in:
- Batteri: gram positivi e gram negativi (Escherichia Coli, Klebsiella pneumoniae, Pseudomonas aeruginosa, Staphylococcus aureus, Staphylococcus epidermidis)
- Virus: oggi si parla in special modo di Covid, in generale ci si riferisce a herpes virus, citomegalovirus, virus epatici
- Parassiti: giardia e toxoplasma
- Miceti: candida e aspergilli
Agendo tramite la sanificazione si riducono le possibilità di contagio sia a carico dei pazienti che degli operatori sanitari. L’attività preventiva si rifà al livello di rischio correlato, che a sua volta dipende dallo stato di fragilità del paziente; dal tipo di terapia in corso; dalle occasioni di contatto oppure dal numero di soggetti che entrano fra di loro in relazione.